Zerbetto: “Ludopatia, servono sportelli circoscrizionali e norme su dipendenze comportamentali”

Anna Maria Rengo su GiocoNews - Martedì 27 Marzo 2012 16:33

Nel corso della sua audizione presso la commissione Affari sociali della Camera, il direttore scientifico di Orthos, Riccardo Zerbetto, ha raccontato l'esperienza della comunità terapeutica che da cinque anni, prima solo a Monteroni d'Arbia (Siena) e poi anche a Milano, cura residenzialmente i malati di gioco, e ha soprattutto evidenziato le misure che a suo giudizio possono essere adottate per prevenire e curare il fenomeno: "Innanzitutto l'istituzione di sportelli del cittadino da attivare presso i consigli di zona (l'equivalente delle vecchie circoscrizioni ndr). Il Sert, cui si rivolgono soprattutto chi ha problemi di dipendenza da sostanze, non sono la soluzione più adatta per quei giocatori, o più spesso i loro familiari, che vengono a chiedere aiuto. A Milano c'è già questa esperienza e gli sportelli aperti svolgono essenzialmente tre funzioni: ascolto, invio a strutture specializzate come il Sert e accompagnamento/sostegno nel caso di situazioni individuali e familiari, anche tramite attività di gruppo. Il problema è che nei casi gravi un intervento puramente ambulatoriale rischia di essere insufficiente, per questo la nostra proposta è che ci sia un quadro normativo di riferimento che oggi manca per intervenire sulle dipendenze comportamentali, prima tra tutte il gioco d'azzardo. Le comunità terapeutiche per tossicodipendenti non sono adeguate a trattare giocatori, prevedono infatti programmi di lunga durata, anche un anno, che non vanno bene per chi è inserito in un ambito lavorativo e familiare, poi hanno legislazione che prevede personale e l'apertura 365 giorni all'anno, disposizioni non compatibili con la dipendenza da gioco. Come Orthos, abbiamo portato avanti per cinque anni un progetto sperimentale di tre settimane, sostenuto dalla Regione Toscana. Come tale, non può però durare più di cinque anni, trascorsi i quali o decade o viene messo a norma. Nel nostro caso è stato ritenuto valido però manca un quadro normativo che permetta di stabilizzarlo. Lo stesso presidente della commissione sanità del consiglio regionale è venuto a trovarci e si è impegnato a integrare il piano sociosanitario regionale perché possa prevedere questo tipo di intervento. Ci auguriamo che taleo quadro normativo venga previsto nella legge affinché ogni regione possa dotarsi di questo strumento che va incontro all'evoluzione dei comportamenti e delle dipendenze, che sono cambiati. Ora è meno diffusa la tossicodipendenza tradizionale, mentre sono aumentati le dipendenze più lievi da cocaina, da internet, da gioco".


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